domenica 22 marzo 2009

Per tenere sott'occhio tutti i concorsi letterari




Do notizia di un sito che si rivelerà estremamente utile per tutti gli scrittori che sono continuamente a caccia di nuovi concorsi. Si chiama Concorsi Letterari e lo trovate a questo indirizzo:

Il sito ha un'impostazione molto semplice e intuitiva (qui sopra uno screenshot della home page). Per ora sono attive le sezioni Concorsi di Narrativa Italiani e Concorsi Poesia, ma presto verranno attivate anche le altre categorie. Ogni concorso in elenco ha una sua pagina di riferimento ed è accompagnata da alcune icone che rappresentano le caratteristiche peculiari dell'iniziativa: se ci sono o meno premi in denaro (monete), se l'iscrizione è gratuita o meno (salvadanaio o banconote), se ci sono premi in pubblicazioni (libri). Il diamante significa che un determinato concorso è consigliato dalla redazione del sito.
Questi semplici accorgimenti vi permetteranno di rendere più veloce e razionale la ricerca dei concorsi più adatti ai vostri lavori. Lo stesso NeroPremio è da oggi segnalato in questo sito in continua crescita.
Per tenere sotto controllo tutti i concorsi di narrativa che vi interessano, vi consiglio caldamente di mettere tra i vostri preferiti http://www.concorsi-letterari.it/.

mercoledì 11 marzo 2009

Selezione naturale - Il meglio del NeroPremio XIV



Finalmente è disponibile per il download gratuito l'e-book commemorativo della 33esima edizione del concorso NeroPremio. All'interno dell'e-book troverete i quattro racconti che si sono piazzati ai primi posti della classifica. In più, un'intervista al vincitore, Antonio Lorenzo Falbo.
Per scaricare cliccate qui o qui.

Dalla prefazione:

[...] Lo scorrere ciclico è, forse, una cosa che ci auguriamo tutti nella vita. Basta che gli elementi reiterati siano quanto meno soddisfacenti e ci procurino un senso di piacere. Ma ci sono degli effetti collaterali ineludibili, anche e soprattutto quando le cose ci vanno bene: anestesia e dimenticanze, tanto per cominciare.
Ma il giro, la routine
, l’ordine possono essere spezzati facilmente, e nel momento in cui meno ce lo aspettiamo. Per fortuna o per sfortuna, non importa. E tra le cose umane che ci ricordano la possibilità di questo strappo (mortale o salvifico), c’è lo strumento della narrativa di genere, in particolare del fantastico. Il campo dell’ambiguità, dove il normale viene rotto e spazzato via. Non importa davvero se il quotidiano si riaffermerà; importa solo la possibilità del diverso, l’irruzione del completamente altro. Ecco perché, secondo me, c’è sempre più bisogno del fantastico, in ogni sua forma.
E il NeroPremio, per fortuna, è ancora qui a fare la sua parte! Il presente e-book raccoglie le storie vincitrici della 33esima edizione di questo concorso. Oltre ai racconti, troverete all’interno l’intervista fatta all’autore Antonio Lorenzo Falbo, che con il suo Selezione Naturale ha conquistato la vetta del podio.
Quattro racconti per non dormire.
Ci immergeremo in scenari apocalittici dove mostri sotterranei risalgono in superficie per distruggere l’umanità; entreremo in una claustrofobica stazione della metropolitana, dove un uomo è inspiegabilmente intrappolato e non ricorda nulla del suo passato. Assisteremo a un disumano gioco di scommesse sulla vita di alcuni pazienti terminali in un ospedale, e osserveremo una modella spietata, pronta a tutto pur di ottenere il successo.

domenica 8 marzo 2009

NeroPremio 34 - Classifica Finale

Il NeroPremio premia oggi la sua XXXIV edizione.

A seguire potete leggere la classifica dei primi 10 racconti classificati in questa edizione. I primi classificati saranno presto contattati dalla nostra Redazione in merito all'assegnazione dei premi, volumi editi dalla casa editrice XII, sponsor ufficiale del concorso.


Classifica finale dell'edizione 34 del NeroPremio

1° Classificato - L'astronave dimenticata di Luigi Brasili

2° Classificato - I confini del gioco di Roberta Di Pascasio

3° Classificato - Il tamagotchi di Marco Muzzana

4° Classificato - Black Dog di Nicola Colaianni

5° - A volte cadono e basta di Mauro Petrelli
6° - Il Grande Cacciatore di Marcello Zorzetto
7° - Il predatore di Paolo Fiorino
8° - Il Dono di Niva Ragazzi
9° - Creeping di Walter Bisiello
10° - Il Messaggero di Fabrizio Merolle


I migliori racconti tra quelli sopra elencati saranno poi successivamente raccolti in un ebook che verrà distribuito sul nostro sito partner eBookGratis.net.

Ricordo che al NeroPremio possono partecipare racconti con lunghezza minima di 10.000 caratteri e lunghezza massima di 30.000 caratteri (spazi compresi): l'iscrizione è completamente gratuita.

domenica 1 marzo 2009

Six Shots di Alfredo Mogavero

Sono felice di comunicare che la casa editrice XII ha deciso di inserire nel suo piano editoriale la raccolta di racconti Six Shots dello scrittore Alfredo Mogavero, conosciuto nei circuiti della Tela Nera e di XII con il nick bravecharlie. Alfredo è uno dei migliori autori emergenti di narrativa di genere, soprattutto horror, che mi sia capitato di leggere in quel sotterraneo italiano che riesce ad avere una finestra sulla Rete. Caratterizzato da uno stile veloce, immaginifico, a tratti delirante, visivo e assassino come una lama di coltello, lo scrittore esordiente si cimenta con un weird western popolato dai peggiori pistoleri e loschi figuri che il mondo del far west può generare. Le storie vedranno lo scontro di individui border-line con mostruosità e incubi degni della fine del mondo.
Spero davvero che questo autore capace ed energico riesca a farsi strada e a portare un po' di nuova linfa in un mercato editoriale dove l'orrore che "vende" è costituito dai soliti nomi muffosi e da opere tutt'altro che entusiasmanti.
Per leggere una breve intervista ad Alfredo cliccate qui.

De horrore atque vanitate - Colpi Sparsi -

Forse mi sono tolto un vetro

tutti mi guarderanno con tristezza
perché questa è la stagione dei morti.

(Dario Bellezza)


Forse mi sono tolto un vetro
o mi sono messo un peso e non sopporto
l’ottusa chiarità dei giorni che stanno
nell’attesa di sgranarsi, come in un porto
un molo teso di carichi e pescatori.
Insomma, il mio risveglio pare un’ombra
sulla tavola della sera, schiocca un ricordo
dai fondi bruciati degli anni:
“sono andati tutti via”.
E ancora alla riva marcia dei miei inganni
sul pontile, tentando di tracciare il miraggio
— per questa rotta trafigge un dito
di nostalgia — e dopo tutti gli affanni
attraversati di guardarlo con uguale certezza
disperata. Eppure il raggio del dolore
adesso s’allunga per un orizzonte che vomita
nel catino di ore e di stracci e di quattro
gocce di sangue che tingono i miei giorni.
Su uno scoglio c’è la posa del mio crollo,
quasi i profili di chi manca,
rocce votate all’eterno che le scava.
E nella notte, che mi sguinzaglia contro le sue lune,
arriva tardi la luce della piattaforma:
il palo a cui s’impicca la mia vita. Perché
appare sul ventre la mano del buio
e il lento piovere dei morti sulle labbra.


***

Così ci si rassegna a questa luna

Così ci si rassegna a questa luna,
teschio lavato dalla triste carne
dei nostri giorni; pendente nel raggio

del cielo, per la muta e vuota cruna
di un nome, di parole troppo scarne
che per le strade perdono il coraggio.

Non ci rimane che fracasso e un cuore,
e di conforto un amaro torpore.


***

Le ossa si tendono sulla tazza obliqua

Le ossa si tendono sulla tazza obliqua.
Il latte – dentro - che slaccio per la gola
è un filo che slava il sonno,
è una bava che inguinzaglia i sorsi
- treni che corrono nel buio con la paura
del mattino - è una mazza che batte
fra il cuore e una catasta di anni, che fa
del rachide un ulivo con cerchi dolenti
di carne (un arco intriso di vento).
Nel lavello ci metto una tazza, ci lavo
gli stagni di latte, gli orli rappresi,
i cagli di sapori improvvisi affiorati
da ricordi sospesi fino allo sputo
di rabbia; e le stecche malconce di qualche
fumoso ventaglio che disegna un incanto,
che a volte – ancora – la sera squaderno.
Venduto alla frusta dell’acqua,
vedere ingoiare i miei resti è il dono
all’ottusa e non mia voglia di stare.
Ma di là, nell’altra stanza – una stanza
che a vederla è una fossa - l’armadio
(dentro, qualche bandiera per il giorno)
urla il mio nome e il sangue schiavo.

Ho una gran voglia di morte, come
quando ne avevo di more nel sole.


***

La luna è piovuta

La luna è piovuta
sulle cose
di cenere.

Che nello spazio immemore
isole sospese
gravitano mute.

E ricordi lividi
(naufraghi dell'ultimo grido)
a risalire il giorno
spezzato e caverna.

I morti gemmano un mare.


***

Ho cavato ogni pianto

Ho cavato ogni pianto
dall’intrico di vene e di respiri;
Rimane solo lo schianto del corpo
come oracolo sepolto nell’eco
dell’ultimo responso.

E dai varchi caduti uno sull’altro
delle macerie e dei deliri
l’estremo ordito del mio canto sorge
in una voce d’incendio che divora
il carcere dei sensi ottusi,
i chiusi luoghi che di un sonno incerto
hanno fatto dimora d’astio e fiele
sulla cima delle mie illusioni,
e scuro boia nell’attesa che venisse
la mia penombra.

Ma nell’uguale ora che torna
appare all’orizzonte un funerale,
lungo per le ombre di corone e bare,
per le anche storpie dei vessilli lento,
e in vetta una croce così ubriaca
di morte che sta per stramazzare.

Il nero convoglio allunga
l’obliquo contorno sulla mia voce,
nell’aria la dilegua come all’alba
un naufragio.
Rapisce solo il pensiero più lieve,
quello che stava contro
ogni più triste presagio;
lo annienta, e la polvere è fra le schiere
delle nuche più chine.

Fra spalanchi di carcasse volte al cielo,
arene di deserti e dune come nocche
livide di rabbia,
il corteo s’inarca e segue il largo raggio,
come lumaca che rigira
lungo gli orli del mondo.


***

E di là dal gelo che allaga

E di là dal gelo che allaga
d’assenze gli incontri di volti
e travagli a coltri nel cielo
incrocia un ritorno la casa
malata: il sonno delle mura emerso
dalla contrada al disadorno eterno.

Ancora al cancello che scruta
tra oleandri e cardini le orme,
ancora alle camere ingorde
di voci abbracciate al mattino,
ma non sanno quell'eco di catene
che canta e ammanta le chiuse cantine.

E la soglia incanta quest'ora
spogliata che pare uno spettro,
e la inchioda, muta la ignora,
tra nervi e sorrisi. Nel giorno
che sgronda le ombre non corre uno sguardo
verso il gelo che intomba anche la morte.